Gente di Sordevolo: i Vercellone
Il palazzo del Comune di Sordevolo, che custodisce oggi l’archivio Lanifici Vercellone, è stato restaurato in anni recenti e le sue sale riccamente decorate accolgono un allestimento dedicato all’archivio stesso e rappresenta la continuità tra passato e presente perché fu proprio Serafino Vercellone, che gestì brillantemente il Lanificio nel periodo della sua massima espansione insieme ai suoi fratelli Giovanni Battista e Francesco, a promuoverne la costruzione dal 1866 al 1868, come sua residenza privata.
La scelta della località, il cantone della Rua (da qui il nome di Casa della Rua), ovvero il rione centrale del paese, e l’affaccio sulla piazza parrocchiale della sontuosa dimora, testimoniano il ruolo che Serafino ricopriva non solo in azienda ma anche in paese. Negli anni infatti ricoprirà diverse cariche, tra le quali: sindaco di Sordevolo dal 1866 al 1880, tre volte presidente della Banca Biellese, fondatore e poi presidente – dopo Alessandro Rossi di Schio – dal 1880 al 1889 dell’Associazione della Industria Laniera Italiana, fondata a Biella nel 1877.
Attraverso i documenti conservati a Sordevolo è possibile seguire l’evoluzione del cantiere costruttivo in tutti i suoi dettagli, dall’erezione delle mura all’acquisto degli arredi.
Ogni scelta sottolinea la cura e il gusto del committente. La chiarezza di vedute di Serafino si ritrova nella fitta corrispondenza con il progettista, l’ingegner Ernesto Camusso di Torino, che progetterà successivamente il cimitero monumentale di Oropa e il completamento della chiesa di San Filippo a Torino.
Non è da meno la presenza del pittore Placido Mossello, già attivo a Palazzo Carignano a Torino e al Castello della Mandria, per la ricca e originale decorazione delle volte.
Per l’arredamento Serafino Vercellone si rivolse alla ditta Luigi Martinotti di Torino, specializzata in arredi di lusso. E ancora da Torino provenivano le carte da parati e le tappezzerie per i mobili ed alcuni oggetti destinati a decorare l’abitazione.
Se il Vercellone a Torino era di casa, data la presenza in città del “negozio” della ditta, meno scontata era la ricerca di suppellettili e stoviglie nella capitale dell’eleganza e del lusso, Parigi, come testimoniano le fatture di Hache & Pepin Lehalleur e Christofle per le porcellane, Dupin-Varenne per gli orologi, Delettrez per i profumi e le acque di colonia.
Maestranze esclusivamente biellesi furono impiegate per l’esecuzione delle opere murarie, la lavorazione della pietra e del legno, ma non mancano alcuni negozianti di oggettistica: il tappezziere Giovanni Blotto di Biella, i marmi dei celebri scultori Bottinelli con negozio in Porta Torino, il mobiliere Agostino Biasetti.
Anche il grande giardino fu curato nei minimi dettagli: dal Vivaio Prudente Besson di Torino giunsero a Sordevolo 40 camelie di diverse varietà e tutte le sementi per gli orti.